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Inizio subito con il dirti che in questa rubrica non ti farò vedere nessuna tecnica.
Qui tratterò prevalentemente di quei principi universali che tutti possono imparare e che sono il vero fulcro della difesa personale.
Mi riferisco alla prevenzione, alla psicologia e alla teoria.
Se vuoi imparare le tecniche segui le lezioni di karate oppure vai a farti prendere per i fondelli su uno di quei canali dove ti fanno vedere “come liberarti da…” come “reagire se…”
La difesa personale non funziona così e io non voglio prendere per il naso nessuno.
Non ci credi? Alla fine di questa puntata sono pronto a scommettere che sarai d’accordo con me.
Facciamo un esperimento. Prova a chiudere gli occhi e dimmi: che immagine ti si forma in mente se ti dico “difesa personale”?
Ti è venuto in mente un soldato speciale? Oppure nella tua testa si è formata l’immagine di un fighter professionista in una gabbia? Oppure qualcosa in stile Cobra Kai?
Se la risposta è sì, allora sappi che probabilmente ti hanno fatto il lavaggio del cervello perché non c’è nulla di più lontano dalla difesa personale di queste tre immagini.
Ma non è colpa tua: la difesa personale è un settore complesso dove si fa leva sull’ignoranza delle persone.
Un settore fatto di un marketing aggressivissimo che ha il solo scopo di riempire i corsi vendendo non qualcosa di utile alle gente, ma un mito, un’altra identità: quella del super soldato, dell’eroe, in grado di affrontare ogni pericolo e di mettere in fuga qualsiasi malintenzionato.
Ora vorrei dirti che immagine viene in mente a me quando chiudo gli occhi e penso alla difesa personale.
Mi viene in mente un padre di famiglia stanco, che sta tornando a casa dai suoi bambini dopo una giornata di lavoro estenuante e che, girando l’angolo, si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Una ragazza sola che, scesa da un treno in una stazione vuota, sente costantemente dei passi dietro di sé.
Un ragazzo in discoteca che quella sera ha avuto la sfortuna di incrociare lo sguardo della ragazza sbagliata e che si ritrova nel parcheggio del locale, senza aver capito bene il come ed il perché, a dover affrontare un rituale di sfida lanciatogli da un energumeno che vuol solo rafforzare la sua posizione all’interno del suo branco.
Vedo brave persone che non sanno come comportarsi, che hanno paura e sentono il proprio cuore squarciagli il petto, il fiato raschiargli la gola, le gambe come di gelatina e la voce bloccata in fondo alla pancia.
Persone che, per quanto si possano allenare, non avranno mai la forma mentis e la preparazione di un soldato scelto ne la preparazione fisica o la cattiveria di un fighter professionista (e anche se l’avessero non è detto che gli basterebbe per uscire dai guai).
Ecco, la difesa personale – o autodifesa – è quella disciplina che ha lo scopo di formare nelle persone comuni una mentalità difensiva a 360°.
Questo si concretizza nell’insegnare prevalentemente 3 cose:
- Come non finire in situazioni pericolose attraverso l’uso della prevenzione,
- Come gestire una situazione pericolosa attraverso l’uso del dialogo, laddove questo è possibile,
- Come uscire da una situazione di cacca se la prevenzione e dialogo non sono stati sufficienti (e come farlo nel più breve tempo possibile e portando a casa meno danni possibili).
La difesa personale ha davvero poco a che vedere con lo stile, la disciplina o il numero delle tecniche che conosci.
La difesa personale ha a che vedere con l’analisi del contesto, con lo studio del modus operandi dell’aggressore e con la capacità di gestire paura e adrenalina. Solo in ultimo andrebbero considerate le tecniche.
Cercherò di spiegarmi meglio.
Il Contesto
È diverso essere aggredito in un parcheggio dove hai ampia libertà di movimento rispetto all’essere aggredito in un bagno pubblico o in un ascensore dove non potrai usare alcune tecniche perché non avrai lo spazio di manovra.
È diverso difendersi in piedi, piuttosto che seduto, schiena al muro, in ginocchio o schiena a terra.
È diverso difendersi sull’asfalto piuttosto che sulla ghiaia, sullo sterrato o sul cemento.
È diverso dover gestire un aggressore rispetto al dover gestire più aggressori.
È diverso doversi difendere in tuta da ginnastica o in completo o tailleur.
In strada ci sono tanti aspetti che cambiano le regole del gioco e che vanno considerati.
Questo perché, nel momento in cui ti doversi trovare in una situazione realmente pericolosa e ti si presentasse qualcosa di totalmente inaspettato (ad esempio finire schiena a terra) andresti nel panico totale e non avresti più alcuna possibilità di difenderti.
Modus Operandi
Oltre al contento è necessario poi cercare di capire perché l’aggressore ti aggredisce e perché, tra tutti, ha scelto proprio te.
Come vedremo nella prossima puntata, nel 90% dei casi l’aggressore non sceglie la propria vittima casualmente.
Capire perché alcune persone scelgono di usare la violenza e perché scelgono di farlo ti dà la possibilità di intervenire prima che la violenza si presenti.
Intervenire spesso significa usare una strategia di prevenzione e di dialogo che ti permetta di evitare che la violenza si consumi.
Paura e Adrenalina
La verità è che potrai studiare tutte le tecniche che vorrai, ma nel momento in cui (e che Dio non voglia) ti troverai a dover affrontare tutta la ferocia di uno sconosciuto che non è collaborativo e che ha il solo desiderio di farti più male possibile, come qualsiasi altra persona normale, sentirai la paura e l’adrenalina innondare il tuo corpo, il cuore battere nelle tempie e le ginocchia farsi molli. Andrai in preda al panico, ti bloccherai e non ti ricorderai nessuna delle tecniche che hai studiato.
Anzi, più proverai ad applicarle e più andrai nel panico perché ti renderai conto che non riuscirai ad applicarle perché le cose, in strada, non vanno mai come vanno in palestra. E allora ti sembrerà di non aver alcuna via di uscita, il tuo straordinario bagaglio tecnico diventerà un “bagaglio ingombrante” e tu farai la fine della carne da macello.
Ecco perché è essenziale imparare a gestire la paura e l’adrenalina.
Ed ecco perché le tecniche sono solo la punta dell’Iceberg della difesa personale.
Come scrive il Sergente Rory Miller nel suo libro“Meditations on Violence” :
“È meglio evitare piuttosto che correre, è meglio correre piuttosto che usare il dialogo, è meglio usare il dialogo piuttosto che combattere, è meglio combattere piuttosto che morire. La vera essenza della difesa personale è una lista di piccole cose che possono darti la possibilità di sopravvivere quando sei in mezzo ai problemi”
Cosa significa questo? Che quello che hai studiato e allenato non serve? No, anzi! Ma che va contestualizzato.
Se non è chiaro tranquillo: te ne parlerò nella prossima puntata
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