Che cos’è il karate?

In questo podcast:

00:04:32 Karate: arte marziale, non sport da combattimento.
00:11:19 Karate nato da influenze cinesi ad Okinawa.
00:17:16 Karate: origine dai monaci Shaolin, insegnamenti Bodhidharma.
00:21:54 Funakoshi e il karate che conosciamo oggi.
00:26:40 Viaggio iniziatico dal conflitto interiore alla consapevolezza.
00:30:04 Gli stili sono punti di vista diversi.
00:36:54 Maestri modificano stili con esperienza e sensibilità.
00:39:36 Karate: disciplina che ci aiuta a gestire l’ego.


Negli anni mi sono reso conto, interfacciandomi con praticanti, curiosi e appassionati che spesso non si ha proprio un’idea chiara di che cos’è il karate.

È quella roba in cui ci sono dei tizi vestiti di bianco con le cinture colorate che danno pugni in faccia alla gente. Oppure è quella roba in cui gente vestita da panettiere o da gelataio fa tecniche a vuoto.

Questa è l’idea comune di tutti.

Ma se noi vogliamo realmente avvicinarci a questa disciplina e capire quello che stiamo facendo, dovremmo avere un’idea un po’ più chiara in merito. E quindi eccomi qui per cercare di fare un po’ di chiarezza un po’ sulla nostra amata arte della mano vuota.

Che cos’è il karate? Alcune informazioni essenziali

Iniziamo dall’inizio: Il karate è un’arte marziale.

Non è uno sport da combattimento, e quando è nato non aveva alcuna velleità agonistica.

Come tutte le arti marziali il karate è nato per necessità: in periodi turbolenti c’era il bisogno di essere in grado di difendersi, e in questo caso di difendersi a mani nude.

Inoltre il karate non è nato in Giappone ma ad Okinawa un’isola che fa parte dell’arcipelago delle Ryukyu, e che si trova fra la Cina e il Giappone.

Okinawa è un’isola molto particolare: è stata conquistata dalla Cina, e ne ha subito fortissime influenze, ed è stata conquistata dal Giappone, e ne ha subito fortissime influenze.

A causa di queste influenze possiamo dire che gli okinawani (lo so, suona strano ma si dice così) sono un po’ i newyorkesi del Giappone. Come i newyorkesi non si sentono americani, gli okinawani non si sentivano e credo che non si sentano ancora tutt’oggi pienamente giapponesi. Loro erano (e sono) okinawani.

Questa visione ha influenzato tutta la cultura dell’isola, compreso il karate.

Com’è nato il karate?

Ci sono tante versioni di “come è nato il karate”.

Prima di andare a spulciare è importante che tu capisca una cosa: in antichità il karate non era strutturato e non veniva praticato come oggi.

Similmente al Cristianesimo Il karate è nato in un contesto magmatico e fino ai primi del ‘900 non era codificato.

Inoltre non abbiamo materiale scritto. Tutto quello su cui possiamo affidarci è la tradizione.

Quindi non esiste una versione unica e vera della sua nascita, ma tante storie che, certamente, contengono molta verità, ma anche tanta leggenda.

Vediamo le due più conosciute.

Una delle più asseverate è quella che parla dei viaggi degli okinawani in Cina.

In antichità gli okinawani andavano in Cina per motivi di studio e per motivi commerciali.

E, come succede spesso a chi viaggia molto all’estero, quando si trovavano nello stato cinese, non solo studiavano la loro cultura, le loro usanze, ma studiavano anche le loro metodologie di combattimento.

È probabile, quindi, che abbiano appreso metodologie di combattimento cinesi e che le abbiano portate ad Okinawa.

Lì sono state lavorate e rimpastate con quelle che erano le tradizioni di combattimento dell’isola e da qui è iniziato a strutturarsi quello che poi è diventato il karate.

A testimonianza di questa versione ci sarebbero i nomi di kata che hanno origini cinesi, e ancora il nome originale del karate che era “tōde”, ovvero “mano cinese”.

Un’altra versione dice che il karate ha origine da monaci Shaolin.

La leggenda racconta che Bodhidharma, il patriarca del buddismo Chen (Zen in giapponese), iniziò a viaggiare per portare il buddismo in giro per il mondo, e un giorno arrivò al tempio di Shaolin.

Li trovò i monaci così impegnati nella meditazione e così concentrati sullo studio che avevano completamente tralasciato la cura del benessere fisico.

Al contrario di quello che è il nostro immaginario riguardo i cazzutissimi monaci Shaolin, Bodhidharma si trovò davanti a persone rachitiche, smunte e con grossi problemi a livello di corpo.

Per rimettere i monaci in salute, Bodhidharma decise di insegnar loro una serie di esercizi derivanti anche da tradizioni di combattimento indiano.

Quello fu il seme da cui nacque il Kung Fu e la tutta la tradizione di combattimento cinese.

Questa tradizione arrivò poi ad Okinawa tramite gli ambasciatori e i commercianti cinesi che approdavano sull’isola.

Che cos’è un’arte marziale?

Adesso che hai le idee un po’ più chiare su com’è nato il karate vediamo di capire cos’è un’arte marziale.

Un’arte marziale è una disciplina che è nata per la necessità di difendersi in caso di guerra o aggressione.

Quindi non ha niente a che vedere con lo sport.

Col passare del tempo e la fine delle guerre le arti marziali si trasformarono da disciplina per la guerra a disciplina per la conoscenza e l’acquisizione della consapevolezza di sé.

Ogni arte marziale ha delle caratteristiche peculiari. Il karate, in particolare, si concentra su quello che è la difesa senza armi.

Il principio cardine del karate è “karate ni sente nashi”, cioè il karate non attacca mai per primo.

Il karate come stile di vita

La fama del karate deriva tutta da lavoro che fece Funakoshi durante la prima metà del 1900.

Fu lui a trasformare il karate da jitsu (arte) a do (via filosofica) utile al miglioramento della persona.

Secondo Funakoshi il karate è un’arte marziale che ha lo scopo di insegnare l’educazione e di rendere la persona una persona migliore rispetto a quello che era prima della pratica.

Lo scopo del karate è quello di allontanare il praticante dai suoi istinti più animali, più beceri, per portarla ad imparare l’autocontrollo, rinunciando al proprio ego.

Quando si pensa al karate come una disciplina violenta, che serve per far del male, si sta pensando a qualcosa che in realtà non è.

Il karate è una disciplina che ha lo scopo di insegnarci a gestire le nostre pulsioni, a controllare la nostra rabbia, di farci capire quanto siamo forti e come sia importante che non usiamo questa forza al servizio del bene.

Su questo Funakoshi insisteva moltissimo.

Non a caso una delle cinque regole del dojo kun (LINK) è rinuncia alla violenza.

Chi pratica karate inizia un viaggio iniziatico che lo porterà da essere una persona che rabbiosa, aggressiva e piena di sé, ad essere una persona di pace, più in armonia con se stesso e con il mondo che lo circonda.

Gli stili del karate

Esistono parecchi stili di karate. Shotokna, Shito Ryu, Goju Ryu sono tra i più famosi.

Ma gli stili non sono nient’altro che diversi punti di vista, diversi modi di vedere lo stesso tema, e nascono in base a dov’è nata la disciplina e a qual è la mentalità e la cultura di ha ideato quello stile.

Ti faccio un esempio che non è nel karate ma che secondo me rende benissimo l’idea.

Una volta ho avuto il piacere di fare uno stage di Kali e di Penchak Silat con Claudio Alfarano.

Il maestro Alfarano spiegava che a seconda che lo stile fosse nato in una zona sabbiosa piuttosto che in una zona ricca di giungla, cambiava il modo in cui ci si muoveva con i piedi.

Nelle zone sabbiose si tendeva a strisciare il piede, mentre nelle zone di giungla, proprio perché ci si trovava spesso in mezzo a piante radici o altro si tendeva a fare dei passi dove si alzavano molto le gambe.

Questo è un esempio cristallino di come l’ambiente in cui siamo possa determinare lo stile che una persona crea.

È intelligente praticare diversi stili?

Spesso gli insegnanti dicono che bisogna praticare solo e soltanto lo stile che si è scelto.

Secondo me una grandissima limitazione. Sarebbe come dire “io voglio leggere solo i libri di un determinato autore e tutti gli altri no, perché non dobbiamo farci influenzare da altre culture, da altri modi di vedere”.

Praticare più stili, secondo me, ci permette di uscirne arricchiti.

Però, prima di avvicinarsi a un altro stile, bisogna conoscerne bene uno. Altrimenti rischi di fare solo della grande confusione.

Ma l’obiettivo finale, secondo me, è quello di arrivare a praticare il tuo karate, il tuo stile.

Ma per riuscirci devi avere moltissima esperienza, conoscere perfettamente le basi e aver praticato per decenni.

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Eugenio

Dal 2009 Eugenio Credidio contrabbanda karate autentico ad Alessandria e nel web e insegna a riconoscere, prevenire e combattere la violenza. Oltre al sui dojo di Alessandria gestisce il canale YouTube di karate tradizionale più seguito d'Italia. Ha ideato il metodo di autodifesa Urban Budo che è stato riconosciuto dal CONI nel 2019. Nel 2013 ha pubblicato assieme al Maestro Balzarro, "On the road" per la OM edizioni e, nel 2020, "Passeggiando per la Via - Storia, riti e gesti del karate".

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