Come superare la paura del contatto

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Molte persone che si avvicinano alla difesa personale hanno paura del contatto.

Non c’è niente di strano: è una cosa comune a quasi tutte le persone che non hanno mai praticato uno sport da contatto.

Ma in un corso di difesa personale aver paura del contatto è un problema: come facciamo a lavorare sulla difesa personale se non vogliamo accettare il contatto fisico?

Cosa in questi casi?

Bisogna portare le persone a prendere pian piano confidenza con il contatto. Oggi condivido con te qualche mio segreto e strategia che mi ha permesso di permesso anche le persone più introverse e timide a imparare a gestire il contatto.

Perché si ha paura del contatto?

Prima di tutto dobbiamo capire perché una persona ha paura del contatto. Ci sono tante motivazioni.

  1. Imbarazzo. All’inizio è assolutamente lecito e normale provare imbarazzo. Lavorare con una persona che non conosciamo a stretta vicinanza, così come la sensazione di non essere abbastanza bravi per riuscire a fare il compito tecnico o motorio che è stato dato, il sentirsi giudicati, o semplicemente il fatto che essere toccati da qualcuno può essere imbarazzante o fastidioso, così come toccare.
  2. La paura di fare del male. Alcune persone hanno paura di far male a un’altra persona
  3. La paura di farsi male. Paradossalmente, più abbiamo paura che il compagno ci possa far male e più ci faremo male, perché iniziamo a fare dei movimenti non completi, a muoverci a scatti e reagiamo in maniera impropria.

Quando svolgiamo un lavoro di contatto corpo a corpo, per il 99% di noi stiamo uscendo da una comfort zone e non è mai facile. Ciò Implica un cambiamento e la volontà di mettersi in gioco e di superare dei limiti.

L’importanza di allenarsi in un ambiente idoneo

Trovarsi in un gruppo che ci supporta e in cui ci sentiamo ben accetti fa la differenza.

Un ambiente disteso, rilassato, dove non mi sento giudicato, dove c’è la possibilità di ridere, di scherzare (quando non si devono fare gli esercizi ovviamente), dove si passa volentieri il tempo, è una componente molto importate per chi è all’inizio del percorso.

L’ambiente e il gruppo aiutano moltissimo e l’unica cosa che mi sento di consigliare, è trovare prima di tutto un ambiente in cui ci si senta a proprio agio se volete realmente affrontare questa tematica, perché fa la differenza.

Io sono riuscito a ottenere determinati risultati solo ed esclusivamente grazie al gruppo che ho. Ogni volta che c’è una persona nuova, viene accolta a braccia aperte, si sente accettata e generalmente si fa anche tanto ridere.

Questo a parer mio è un tassello molto importante che può aiutare a superare la paura del contatto.

Gli esercizi tecnici

Possiamo andare a strutturare degli esercizi tecnici specifici che permettano alla persona di prendere confidenza con il contatto fisico, con il compagno, e di capire che è una cosa gestibile.

Io come primo esercizio con le persone appena arrivate faccio sempre dei lavori sulle spinte. Perché le spinte? La spinta non è eccessivamente invasiva e in strada può essere usata come provocazione, come rituale di sfida per cercare di testare la reazione del nostro avversario, e in caso invece di uomo contro donna la spinta spesso fa rendere conto alla donna che differenza di forza e peso ci sia. Ci dà la possibilità di iniziare a lavorare sul contatto fisico prendendone coscienza.

A questo punto passo agli esercizi con i focus, i colpitori. Il focus è un attrezzo che se adoperato in maniera intelligente ci dà la possibilità di creare pressione alla persona che sta lavorando con noi in maniera scalare, quindi siamo noi che decidiamo quanta pressione mettere in base ai feedback del compagno, che deve svolgere un lavoro che sia corretto e coerente.

Il focus, il colpitore, essendo molto ampio, permette di dare dei colpi che possono mettere sotto pressione, ma non sono mai come dei colpi veri e propri.

Questo tipo di lavoro permette solitamente alle persone di iniziare ad accettare un tipo di contatto maggiore, permette di usare una metodica ascendente: si inizia piano e poi si seguono i ritmi della persona che lavora con noi per crearle il giusto stimolo, e permette alla persona di prendere sicurezza in se stessa e nelle proprie capacità.

Non sapete come cambiano le persone nel momento in cui si rendono conto che possono incassare dei colpi. Qui inizia ad esserci un cambiamento nel modo di approcciarsi agli esercizi.

(Dobbiamo sempre ricordare alla gente che è umana, che può farsi male e che quello che stiamo facendo è un esercizio e che come tale non dà garanzie di riuscita in un contesto reale.)

Altro aspetto importante è non confondere gli allievi alimentando un eccessiva sicurezza tipo “quello mi ha guardato storto allora gli faccio vedere chi sono” perché, in strada le cose non vanno così. Questo rende molto importante il lavoro di prevenzione.

Le potenzialità del gioco

C’è poi una metodologia che ci permette di lavorare sulla paura del contatto in maniera molto più rapida ed efficace: il gioco.

Il gioco ha una componente di apprendimento importantissima, che quando siamo adulti tendiamo a dimenticarci. I bambini infatti imparano coi giochi e imparano divertendosi, mettendo totalmente se stessi in quello che fanno e imparando dai propri errori.

Il gioco mette in campo degli ambiti da non sottovalutare.

• La strategia. Diciamoci la verità, noi giochiamo per vincere. Quindi c’è una componente agonistica, una componente di tensione e una piccolissima componente adrenalinica positiva.

• L’imprevisto. Può accadere all’interno di un gioco così come in una situazione più reale.

Se riusciamo a strutturare dei giochi pensati apposta per insegnare determinate tecniche e strategie o per superare determinate paure, allora otterremo questo risultato molto più rapidamente, e faremo sì che sia la persona in maniera proattiva a trovare la soluzione o ad accettare il contatto, perché fa parte del gioco.

Il gioco assieme alle metodologie tecniche ci dà la possibilità di puntare agli esercizi sotto stress e agli esercizi di simulazione.

Vi lascio la testimonianza di Maddalena una ragazza che ha deciso di condividere con noi la sua esperienza: “La cosa migliore che mi capita nella giornata è venire ad allenarmi. Mi piace l’ambiente amichevole nel quale si lavora. Mi dà la sensazione di non essere un numero ma di essere importante. Più che fisicamente ho tratto notevoli benefici a livello psicologico, perché proprio le metodologie corrette permettono alla persona di cambiare, di evolversi. Mi sento più sicura di me stessa e la mia autostima si è notevolmente alzata”.

Noi istruttori, soprattutto nell’ambito della difesa personale, potremmo davvero migliorare la qualità di vita di alcune persone. lstruttori, per favore, quando insegnate difesa personale mettetevi una mano sulla coscienza e cercate di fare un buon lavoro, perché potreste davvero far la differenza.

Come Maddalena ha superato la paura del contatto

Ps: vuoi provare le metodologie che di cui ti ho parlato? Scrivimi: eugenio@dojoshinsui.com

Puoi ascoltare il podcast anche su:

Eugenio

Dal 2009 Eugenio Credidio contrabbanda karate autentico ad Alessandria e nel web e insegna a riconoscere, prevenire e combattere la violenza. Oltre al sui dojo di Alessandria gestisce il canale YouTube di karate tradizionale più seguito d'Italia. Ha ideato il metodo di autodifesa Urban Budo che è stato riconosciuto dal CONI nel 2019. Nel 2013 ha pubblicato assieme al Maestro Balzarro, "On the road" per la OM edizioni e, nel 2020, "Passeggiando per la Via - Storia, riti e gesti del karate".

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