Lo studio del karate è simile al processo che Michelangelo usava per scolpire i suoi capolavori.
Si tratta di partire da qualcosa di grezzo e togliere. Togliere tutto quello che è in eccesso, tutto quello che non serve, tutto il superfluo per andare all’essenziale.
Se ci si riesce, con il tempo, la pazienza e la dedizione, allora il karate diventa cosa viva, proprio come le statute di Michelangelo.
Ho avuto sempre molto chiaro questo concetto nella mia testa, ma penso di essere riuscito a farlo veramente mio solo dopo questo lungo periodo di Covid.
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