Krav Maga: il grande bluff

Avviso ai lettori: questo post potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno. 

Lo scopo di queste righe è quello di raccontare. Di raccontare quello che ho visto accadere nei primi anni 2000 quando, per far espandere una disciplina, venne organizzata una vera e propria operazione di marketing senza scrupoli di cui ogni istruttore di difesa personale oggi paga lo scotto.

Non vuole essere un attacco diretto al krav maga ne fare di tutta l’erba un fascio.

Quella volta a Roma

Quando a me, a Cristian ed al mio maestro dell’epoca arrivò quella lettera avevo circa 15 anni e da pochi mesi avevo superato l’esame per il primo Dan.

La federazione in cui eravamo ci proponeva una domenica di formazione in cui degli istruttori altamente qualificati ci avrebbero mostrato un nuovo programma di difesa personale.

Costo: 50€ in promozione.

Decidemmo di aderire. Più per curiosità che per altro. 

Dopo una notte di treno nelle cuccette ritmata dei poderosi russi del mio maestro e dai sobbalzi del treno Roma ci accolse con una gelida Tramontana.

Un paio di bus e arriviamo nella palestra in cui si teneva il corso.

Eravamo pochini: qualche maestro e un paio di cinture nere.

Il corso era tenuto da un graduato dei Carabinieri e da un tenete (se non ricordo male) dell’Esercito. Un ragazzo enorme, non solo rispetto a me, che sono piccolino, ma anche in confronto a Cristian (che è un Marcantonio di 1.90).

Iniziamo il corso.

Ci fanno vedere qualche tecnicuccia, cose estremamente semplici per noi che praticavamo anche ju jitsu da tanti anni.

Nel suo complesso la giornata formativa fu povera: del ju jitsu fatto male, sporco, paciugato. Ma fatto in mimetica. E questo gasava molti dei presenti.

Alla fine della giornata, a ognuno di noi, senza fare un esame o un test, venne rilasciato un  diploma di Istruttore di Difesa Personale che, per chi partecipò all’incontro successivo, venne mutato in Istruttore di Krav Maga.

L’operazione di marketing

Cose simili sono successe in molte federazioni. 

Si organizzava un corso di un paio di giorni per le cinture nere al termine del quale si rilasciava un diploma “fuffa” a chiunque.

Nessun esame, nessun percorso formativo serio.

Chiunque frequentasse questi corsi veniva abilitato ad aprire dei corsi nelle proprie palestre chiamandoli “Krav Maga”.

E la cosa più grave, a parer mio, è che per un certo periodo di tempo molte federazioni hanno  dato questa possibilità anche a chi non ha mai praticato arti marziali (e alcune lo fanno ancora).

Questo fu fatto con due fini:

  1. Far dilagare questo nome a macchia d’olio e facendolo diventare sinonimo di difesa personale,
  2. Creare una sorta di “dipendenza formativa” nei neo istruttori

La nascita del business della difesa personale

Questa operazione creò il business della difesa personale.

Per molte federazioni fu l’occasione di fare cassa vendendo corsi di formazione senza nessun ritegno.

E fu un’occasione di business per molti istruttori, maestri o praticanti che trovarono un modo per aprire un nuovo corso e riempirlo facilmente.

Il nome del Krav Maga si espandesse a macchia d’olio, forte poi del fatto che fosse una metodologia usata dall’esercito Israeliano e quindi, per definizione, letale e cazzutissima.

Non importava tanto quello che veniva insegnato, l’iter formativo che veniva proposto, la cura nell’insegnamento o altro, la cosa importate era fare Krav Maga.

Il Krav Maga divenne a tutti gli effetti l’oggetto magico in grado di rendere chiunque un combattente letale in grado di affrontare qualsiasi situazione la strada gli metta davanti.

E lo è ancora oggi.

Ma questa mastodontica operazione di marketing ha massacrato il settore della difesa personale e ha danneggiato molti istruttori seri di Krav Maga.

Perché sulla carta il diploma di un Istruttore che ha fatto un percorso lungo e complesso vale tanto quanto quello che si è formato in un weekend.

E la bassa formazione della maggior parte degli istruttori ha fatto diventare la difesa personale una macchietta ironica.

Perché io non credo nel Krav Maga come metodo di Difesa Personale adatto a tutti

L’operazione di marketing di cui ho parlato sopra ha inculcato nella testa delle persone l’equazione:

Krav Maga = Difesa Personale

Per la mia esperienza, però, questa è un’idea deviata. Per 3 ragioni:

1. L’aspetto tecnico;

2. Il contesto in cui è nato

3. Gli Istruttori

Mi spiego meglio.

1. L’aspetto tecnico

Come molte metodologie moderne il Karv Maga è un ibrido (almeno per quello che ho visto io) che pesca nel ju jitsu, nell’hapkido o nel kali e inserisce queste tecniche nel contesto che analizza. 

Questo di per se non è un male, anzi.

Quello che però non trovo giusto è censurare le fonti e abrogarsi tutti i meriti.

Sicuramente il metodo di lavoro del Krav Maga è originale, è “suo”, ma le tecniche non sono  stante inventate di sana pianta dall’ideatore del metodo.

E quindi mi chiedo: considerando che spesso vengono insegnante male rispetto alle discipline da cui sono state prese,  per imparare del “brutto” ju jitsu non sarebbe meglio fare un percorso serio che lo riguarda?

2. Il contesto in cui è nato

Il Krav Maga è nato in un contesto militare. 

Chi lo imparava inizialmente doveva andare sul campo di battaglia e sopravvivere. 

Quello che però spesso ci si dimentica è che un militare ha una forma mentis, una capacità di gestire stress e paura ed un grado di allenamento che un civile non ha e non avrà mai.

Una metodologia ideata per dei militari, a parer mio, va bene per dei militari.

Perché stata ideata basandosi sulle loro esigenze, sul il loro modo di operare sul campo, pensando al fatto che sono armati, vestiti in una determinata maniera e che possono allenarsi anche tutti i giorni.

Per me e per te le cose sono diverse. Se venissimo aggrediti, ci troveremmo a dover fronteggiare degli scenari totalmente differenti da quelli di un militare.

Prima di tutto ci possiamo allenare 2 o al massimo 3 volte alla settimana.

Un militare se entra nel corpo a corpo ha solo un obbiettivo: terminare l’aggressore. 

Se io entrassi in uno scontro corpo a corpo in strada, oltre a dover gestire la paura, cosa che magari non sono abituato a fare, vorrei solo uscire dalla situazione il prima possibile e con meno danni possibili.

Inoltre in un’aggressione in strada dovrei gestire:

• Un dialogo;

• L’abbigliamento scomodo;

• Uno scenario urbano

In parole povere: un aereo da caccia è molto più figo di un aereo di linea, così come un carro armato è più figo di una familiare. Ma se mi devo andare al lavoro o in vacanza con la mia famiglia non uso mezzi da guerra perché non sono adatti e non saprei come gestirli.

3. Gli istruttori

Per diventare istruttori esistono percorsi formativi molto seri e percorsi formativi che fanno acqua da tutte le parti. 

Il problema è che non è facile riconoscere gli istruttori che hanno fatto gli uni o gli altri perché sulla carta i diplomi hanno tutti lo stesso valore. Quindi scoprirai con chi hai a che fare solo dopo un po’ che hai praticato.

Quindi che faccio se voglio imparare a difendermi?

Prima di iscriverti ad un corso di Difesa Personale valuta sempre questi 3 aspetti:

1. Non affidarti all’etichetta perché puoi trovare persone molto competenti che non hanno mai fatto Krav Maga e persone decisamente incompetenti che invece lo insegnano.

2. Fatti dare un curriculum dell’istruttore e valuta il suo percorso formativo. Se l’istruttore ha un solido percorso marziale alle spalle certamente sarà una persona che avrà tanto da darti.

3. Rispondi a queste domande:

  • Il corso considera che non sono e non sarò mai un Marine?
  • Il corso analizza le possibili varianti di un’aggressione in strada e le allena? Come ad esempio: spazi ampi e ristretti, lavoro in piedi e coricato, ecc.
  • Il corso considera la prevenzione e la gestione del dialogo?
  • Il corso mi dà soluzioni semplici da applicare anche quando sarò colmo di adrenalina e paura?
  • Il corso allena simulazioni?

Se sono tutti sì puoi stare sereno: sei un buone mani.

Vuoi aumentare la tua sicurezza in strada?

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Eugenio

Dal 2009 Eugenio Credidio contrabbanda karate autentico ad Alessandria e nel web e insegna a riconoscere, prevenire e combattere la violenza. Oltre al sui dojo di Alessandria gestisce il canale YouTube di karate tradizionale più seguito d'Italia. Ha ideato il metodo di autodifesa Urban Budo che è stato riconosciuto dal CONI nel 2019. Nel 2013 ha pubblicato assieme al Maestro Balzarro, "On the road" per la OM edizioni e, nel 2020, "Passeggiando per la Via - Storia, riti e gesti del karate".

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