Imparare a difendersi non significa imparare a fare a botte

Sulla difesa personale se ne dicono tante. 

La più assurda? Che seguendo un corso di difesa personale impari a fare a botte.

Difesa personale tecniche semplici ed efficaci

Imparare a difendersi non significa imparare a fare a botte. Casomai significa imparare a evitare di fare a botte.

E chi è convinto che iscrivendosi a un corso di difesa personale imparerà a picchiare è stato tratto in inganno da una falsità messa in giro da un nutrito gruppo di istruttori del settore che, per guadagnarsi un po’ di iscritti, fanno leva sul mito dell’eroe, del maschio alfa e sul machismo.

Ma fammi andare con ordine e così chiariamo questa incomprensione.

Difendere deriva dal latino defendere ovvero “tenere lontano”. È composto da de che indica “allontanamento” e fendere con il senso di “spingere”.

Difendersi quindi significa “tenersi lontano dai pericoli”.

E questo è quello che dovrebbe insegnare la difesa personale come prima cosa.

Un approccio serio e onesto alla difesa personale deve basarsi prima di tutto sull’insegnare le strategie di prevenzione e sullo studio e la gestione del dialogo perché da queste, da sole, possono farti evitare l’85% delle aggressioni.

Imparare a difendersi significa imparare a tenere gli occhi aperti, a riconoscerle situazioni pericolose prima che avvengano e ad usare astuzia e intelligenza per evitare lo scontro.

Solo se lo scontro fisico non è evitabile in alcun modo si ricorrerà alla parte tecnica della difesa personale.

E questa non è codardia, è intelligenza e comprensione della pericolosità di alcune situazioni.

Lo so: non è sexy, ma la difesa personale non deve essere sexy. La difesa personale è un argomento tremendamente serio che va studiato e allenato con altrettanta serietà. Perché in un’aggressione in strada c’è in gioco la tua incolumità, la tua vita.

Per questo lo scontro fisico deve essere l’ultima soluzione.

E non è difficile capire che è giusto così.

Invece si fa tutto il contrario.

Ci si affida religiosamente al programma tecnico. 

Infatti, se ti guardi in giro, noterai che la maggior parte dei corsi di difesa personale pubblicizzano le “tecniche efficaci” o “l’efficacia del metodo”.

Si convince le persone che se impareranno a tirare due calci e due pugni e a liberarsi da qualche presa allora saranno in grado di cavarsela in qualsiasi situazione.

Lo si fa perché è più facile vendere e perché deresponsabilizza chi insegna.

Se le tecniche che ti insegno sono di comprovata efficacia, se quello che ti insegno è il metodo usato da quel tale reparto speciale, non puoi sbagliare. È come se fossi in possesso di una spada magica.

Quindi, se in caso di aggressione tu non fossi in grado di reagire la colpa sarebbe solo tua, che non sei stato in grado di usare un mezzo così portentoso. Non di chi ti ha allenato.

Se la tecnica non ti è venuta è colpa tua che probabilmente non sei stato bravo a farla.

Ed è molto più semplice convincere le persone di questo piuttosto che far loro un discorso serio e spiegare come stanno realmente le cose. 

Anche perché la maggior parte delle persone preferisce convincersi di poter essere un super eroe che affrontare la realtà.

Ma allora le tecniche non servono a niente?

Le tecniche e l’allenamento tecnico hanno un’ importanza enorme. E le devi studiare e allenare fino alla nausea. 

Non solo: dovrai allenarle anche con le metodologie sotto stress indotto, con quelle situazionali e con gli esercizi di simulazione.

Ma non le puoi considerare come uno strumento magico che ti salverà da qualsiasi pericolo.

Le tecniche da sole non sono sufficienti per difendersi.

Dovrai anche imparare a riconoscere i campanelli di allarme, a riconoscere le situazioni pericolose, a interagire correttamente con un possibile aggressore, a riconoscere le trappole che ti metterà sulla strada ed a gestire la paura e l’adrenalina.

Senza questi aspetti la tua preparazione sarà sempre zoppa e le tue possibilità di cavartela in un’aggressione ridottissime.

Quindi bisogna fare teoria?

Sì bisogna fare teoria. Ma bisogna farla nella pratica. 

Non pensare a qualcosa di noioso: un buon istruttore riesce a inserire questi argomenti di studio negli esercizi tecnici o li usa come punto di partenza per particolari esercizi di simulazione.

Per esempio, nelle lezioni di Urban Budo, io inserisco le strategie di prevenzione all’interno degli  allenamenti tecnici e le metodologie di gestione del dialogo dentro gli esercizi sotto stress.

In questa maniera i ragazzi possono fare un allenamento stimolante e dinamico e, al tempo stesso, studiare la parte di prevenzione e di teoria e psicologia delle aggressioni.

Questo approccio ha due vantaggi perché non solo i miei allievi prendono confidenza con le “regole della strada” ma queste vengono subito calate in un contesto reale. 

Tutto quello di cui ti ho parlato in questo articolo lo faccio allenare nei miei corsi ogni sera.

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Ci conosceremo di persona e potremmo organizzare 2 settimane di prova al mio corso di Urban Budo.

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Eugenio

Dal 2009 Eugenio Credidio contrabbanda karate autentico ad Alessandria e nel web e insegna a riconoscere, prevenire e combattere la violenza. Oltre al sui dojo di Alessandria gestisce il canale YouTube di karate tradizionale più seguito d'Italia. Ha ideato il metodo di autodifesa Urban Budo che è stato riconosciuto dal CONI nel 2019. Nel 2013 ha pubblicato assieme al Maestro Balzarro, "On the road" per la OM edizioni e, nel 2020, "Passeggiando per la Via - Storia, riti e gesti del karate".

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