La prima volta che misi piede in un dojo di karate avevo 7 anni.
Ero un bambino bassotto, cicciottello e introverso. Ah, e non dimentichiamoci insicuro.
All’epoca avevo qualche difficoltà a leggere, soprattutto a voce alta, e le prese in giro dei miei compagni unite ad un comportamento non proprio comprensivo delle mie maestre dettero una bella mazzata alla mia autostima.
A questo si aggiungevano le angherie di 3 bulletti che ogni giorno mi tormentavano all’intervallo.
Così mia madre, nel tentativo di aiutarmi, mi propose di provare un corso di karate. Proposta che io accettai con gioia, dato che ero un fanatico di Karate Kid.
Sarò onesto: all’inizio non fui conquistato dal karate. Le prime lezioni erano di una noia mortale.
Ciò che mi conquistò fu il rispetto che i miei compagni ebbero per me fin dal primo giorno.
Fui subito accolto e considerato “uno di loro”, uno che valeva tanto quanto “uno loro”. E per un bambino che negli ultimi mesi si sera sentito l’ultima ruota del carro questo fu…beh…WOW!
A differenza di altri sport che avevo provato, nel karate non contava se eri alto, basso, magro, grasso. Non contava se avevi l’attrezzatura firmata o se ottenevi dei risultati per la squadra.
Nel karate contava solo una cosa: quanto impegno ci mettevi. Se ci mettevi tutto te stesso, se ci provavi senza risparmiarti, se ti mettevi in gioco allora eri un karateka e anche le cinture nere ti rispettavano e stimavano.
Fu subito amore.
Negli anni il karate ha formato il mio carattere e il mio modo di vedere al mondo ed il dojo è stato il mio porto sicuro nel difficile periodo del liceo.
Solo oggi, fermandomi a pensare, mi rendo conto di quanto questa disciplina abbia fatto per me.
Il karate mi ha permesso di sviluppare sicurezza in me stesso, determinazione , autocontrollo e autodisciplina.
Mi ha insegnato che il rispetto per me stesso, per gli altri e per i miei avversari.
Mi ha insegnato che il successo richiede impegno, costanza e tenacia. Che sbagliare è importante perché solo sbagliando si può imparare.
Mi ha insegnato a non arrendermi.
Mi ha insegnato che ognuno di noi è importante e può fare la differenza.
E credo sia proprio per fare la differenza che nel 2009 ho mollato tutto ed ho risposto a quella che per me è stata una vera e propria chiamata e ho iniziato a insegnare. Partendo proprio dai bambini che sono la nostra occasione, oggi, per cambiare il mondo di domani.
D’altronde pensa come sarebbe il mondo se tutti praticassero karate…
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