Lezioni di karate: il mito della cintura

Doveva essere un semplice pezzo di stoffa utile agli insegnanti per capire a colpo d’occhio il livello tecnico dei vari allievi. 

Oggi invece è diventata una vera e propria ragione di vita al punto che una delle prime domande che mi sento fare, ancora prima dell’iscrizione è: “ogni quanto fate gli esami per le cinture?” oppure “quanto tempo ci vuole per avere la cintura nera”.

Sì, oggi voglio parlarti della cintura, questo simbolo che per alcuni praticanti significa tutto e che, in alcuni casi diventa addirittura una merce di scambio per le federazioni o uno strumento di marketing per gli insegnanti.

Al principio la cintura neanche esisteva nel karate. Fu dopo aver conosciuto Kano che Funakoshi iniziò a valutare di adottarla assieme al gi. Scelta che poi divenne obbligata per far accettare il karate dai giapponesi.

Con il tempo però, ciò che doveva essere uno strumento didattico, uno sprone per i praticanti e un aiuto per gli insegnanti  è diventato, a parer mio, la rovina del karate.

Molti praticano per prendere la cintura nera e, una volta raggiunto questo obbiettivo, smettono di praticare.

Altri, se disgraziatamente vengono bocciati ad un esame smettono di praticare (e questo spiega come mai, oggi, quasi nessun insegnante boccia agli esami di grado).

Ti voglio svelare un segreto: la cintura è un simbolo e se chi indossa quel simbolo non incarna il significato che rappresenta allora diventa un simbolo vuoto.

Non è il colore della tua cintura o il numero di dan che hai che svela realmente il karateka che sei. Io sono Eugenio con o senza la mia cintura. E il fatto che io la indossi o non la indossi non fa di me un karateka migliore o peggiore.

Per cui, se pratichi solo per prendere una cintura, smettila di praticare. Pratica perché il karate ti fa stare bene, pratica perché ti fa battere il cuore, praticare perché ti aiuta a essere una persona migliore, ma non praticare per avere un pezzo di stoffa da annodarti in vita.

Il mio sogno? Una federazione senza gradi, dove valga soltanto la persona, ciò che conosce, che sa trasmettere e il suo impegno e non di che colore ha la cintura o quanti dan ha.

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Eugenio

Dal 2009 Eugenio Credidio contrabbanda karate autentico ad Alessandria e nel web e insegna a riconoscere, prevenire e combattere la violenza. Oltre al sui dojo di Alessandria gestisce il canale YouTube di karate tradizionale più seguito d'Italia. Ha ideato il metodo di autodifesa Urban Budo che è stato riconosciuto dal CONI nel 2019. Nel 2013 ha pubblicato assieme al Maestro Balzarro, "On the road" per la OM edizioni e, nel 2020, "Passeggiando per la Via - Storia, riti e gesti del karate".

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