Una delle cose che non mi piace proprio, che odio visceralmente quando si fanno le applicazioni tecniche, è la mancanza di dinamismo.
Lo vedevo quando praticavo e insegnavo jujitsu e lo vedo ancora oggi quando insegno karate o quando vado a degli stage. Quando si fanno gli studi di applicazioni, cosa succede? C’è un Uke (il cattivo) e un Tori (quello che si difende). Il copione è sempre lo stesso: lui mi attacca di pugno diretto, io paro e rispondo, e finisce qui. A questo punto torniamo ai posti di partenza e o lui ripete oppure attacco io, lui para e risponde, e finiamo qui.
Come vedi, è tutto molto statico.
In una situazione più vicina alla realtà o anche in una situazione reale la staticità non c’è, è sempre tutto continuativo, è sempre tutto un divenire.
Non allenarsi a questo tipo di situazione è un problema. Se dovessimo trovarci in una situazione reale, sarebbe uno shock e non riusciremmo a gestirla.
La soluzione: la metodologia di allenamento a loop
Come possiamo risolvere questo problema? Con una metodologia di allenamento che si chiama “loop”. Come avrai intuito, prevede un allenamento continuativo dove non ci si ferma mai per un determinato lasso di tempo.
È una metodologia che i ragazzi trovano sempre molto divertente. Quando vado a fare seminari in giro, piace a tutti, e per questo ho deciso di condividerla con te.
Come implementare il loop
Per iniziare, abbiamo bisogno di una sequenza tecnica da allenare. Puoi prendere la sequenza che ti piace di più. Questo tipo di allenamento lo puoi fare in qualsiasi disciplina marziale: boxe, karate, jujitsu, brazilian jujitsu, taekwondo, kali… qualunque cosa ti piaccia.
Noi abbiamo scelto una sequenza facile che puoi provare:
- Kizami (pugno diretto)
- Gomito di sfondamento
- Spallata
- Morot gari (o Double leg)
Differenze con l’approccio tradizionale
In un’applicazione tradizionale, cosa succederebbe? Eseguo la mia applicazione, l’avversario si alza, e a questo punto o parte lui (se lavoriamo a ping pong) oppure ripeto io. Questo va bene se vogliamo imparare una nuova tecnica, ma non prepara a un contesto reale.
Nel loop, invece, è tutto continuativo. Parto con la mia sequenza, ma poi devo mantenere l’avversario ingaggiato. Gli do degli input e stimoli non per fargli male, ma per mantenere alta la sua attenzione e farlo lavorare.
Quando l’avversario si rialza, parte subito senza interruzioni, creando un cerchio continuo. Può chiudere la distanza in modo anche “sporco” o partire con una spinta. L’importante è che si crei un flusso continuo.
L’obiettivo non è la pulizia tecnica, l’obiettivo è creare una situazione caotica sotto stress dove via via anche la tecnica si va a perdere.
Benefici e suggerimenti pratici
Questo tipo di allenamento diventa impegnativo anche a livello metabolico. Puoi usare questa metodologia:
- A ripetizioni
- A tempo (che io preferisco)
Il mio suggerimento è iniziare con 30 secondi e poi aumentare di 15 secondi alla volta fino ad arrivare a 1 minuto o un minuto e mezzo (30, 45, 60, 75, 90 secondi). Qualche volta puoi provare a spingere fino ai 2 minuti.
La stessa metodologia si può usare anche con i focus pad, con due varianti:
- La persona che fa l’applicazione continua per tutto il tempo
- Ogni volta che si finisce l’applicazione, si fa un cambio focus veloce
Prendi appunti, valuta quello che ti interessa e prova queste metodologie nella tua palestra con i tuoi allievi. Fammi sapere come ti è venuta e se hai domande o dubbi, puoi scrivermi.