Compatisco gli allievi che guardano i propri maestri di karate con gli occhi a cuoricino e temo fortemente i loro maestri.
Più perdiamo la bussola, più perdiamo valori, più ci sentiamo mancanti di qualcosa e più andiamo alla ricerca di un Maestro che ci tolga dagli impicci.
Maestro, Guru, Life Coach, Mister o Psicologo, non importa come si chiami o come si faccia chiamare (anche Eugenio), andiamo alla ricerca di qualcuno che dia l’elisir per vivere meglio.
Che ci ridia il significato che abbiamo perso. Possibilmente senza fatica.
E più siamo spaesati o vuoti e più carichiamo questa figura di significato e potere.
Ciò è pericoloso.
Per la mia esperienza, in queste condizioni sei estremamente fragile e se trovi la persona sbagliata ti metterai nelle mani di qualcuno che farà tutto il possibile per renderti dipendete da sé.
Per legarti a sé.
Queste persone rendono la disciplina che praticano o la filosofia che professano una religione ossia qualcosa che relega.
E questo perché senza degli allievi che pendono dalle loro labbra e che danno significato alle loro non sarebbe niente.
Vedi l’assurdo? Tu cerchi qualcuno che ti aiuti a trovare un senso e invece sei tu che dai senso alla vita vuota di una persona che senza di te non è nulla.
Queste persone non sono “maestri” perché lo scopo del Maestro non è quello legare il proprio allievo a se stesso, ma è quello di renderlo libero.
Come Michelangelo che liberare le statue dei blocchi di marmo, il maestro dovrebbe liberare il proprio allievo e aiutarlo a portare alla luce il suo potenziale.
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