Praticare Kanku Sho per me è sempre una bella sfida personale.
Ogni volta che salgo sul tatami, faccio il saluto e dichiaro il suo nome, tutte le mi insicurezze e le mie fragilità vengono a galla.
Da ragazzino amavo spassionatamente questo kata, coi suoi passaggi veloci e potenti e il suo salto finale. Era il mio kata preferito.
Ma da quando lo portai all’esame da 3 dan e venni bocciato… Qualcosa si ruppe.
Un po’ come quando cadi in moto e non capisci il perché.
Nonostante lo riportai di nuovo quando ripetei l’esame, e venni promosso, da quella volta praticare kanku sho non è più la stessa cosa.
Ma al netto delle mie esperienze personali questo è un kata meraviglioso.
Kanku Sho è il fratello minore di Kanku dai. Minore non perché meno importante o più facile, ma perché più corto.
È un kata molto sfidante perché ha un ritmo sostenuto, alcune tecniche complicate e dei passaggi acrobatici.
Per questo motivo, una volta, questo kata non si praticava prima del secondo dan. Oggi invece è uno dei kata più portati in gara, anche da cinture colorate.
Pare che questo kata sia stato ideato da Itosu e che sia una sua libera interpretazione di una versione di Kushanku.
Al contrario di suo fratello, questo kata non inizia con un passaggio che richiama il suo nome, ma con tre parate rinforzate che originariamente, secondo Rob Redmond autore di Kata – the folk dances of shotokan – dovevano essere alte, e che poi sono state modificate probabilmente da Yoshitaka Funakoshi.
Altra modifica che probabilmente ha apportato Yoshitaka è l’inserimento dei calci keage.
Un’altra curiosità interessante del kata riguarda i 2 oi tsuki con il richiamo del braccio, questi, infatti strizzano l’occhio ad alcuni kata del goju come Sanchin, Suparinpei e Seisan.
Il kata termina con il famoso salto. Salto che racchiude due calci: un mikazuki geri e un ushiro tobi geri, ma che oggi è diventato un mero esercizio acrobatico per guadagnare punti.
Kanku Sho è un kata spesso ostico per chi è meno agile e fisicamente prestante, perché ha ritmi serrati, si concentra sulla potenza e richiede buone capacità atletiche per il salto finale.
Ma ciononostante è un kata che va praticato e analizzato, senza lasciarsi fermare da questo scoglio che può essere facilmente raggirato modificando un pelo i passaggi più complessi, perché è un kata che insegna il ritmo, la concatenazione delle tecniche e ha alcuni passaggi di una bellezza ed eleganza estrema.
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