Samuele mi ha chiesto cosa voglia dire davvero praticare il proprio karate, considerando che il karate è un insieme di tecniche già codificate e condivise. Come possiamo renderlo qualcosa di unico e personale? Immagina di avere una tela bianca davanti a te. Hai a disposizione i colori e le tecniche, ma il quadro finale sarà sempre il frutto del tuo modo di vedere il mondo e di esprimerti. Il karate non è diverso.
Le basi accademiche: il primo passo
Il primo passo per arrivare a praticare il proprio karate è avere una solida base accademica. Pensa a questo come il tuo terreno fertile: senza un terreno solido, non puoi far crescere nulla di resiliente e duraturo. Nel percorso di apprendimento, è essenziale assorbire le tecniche standard, i kata, e tutti quei movimenti che formano il cuore del karate. Questa fase è fondamentale perché ti permette di acquisire una conoscenza profonda delle basi su cui poi potrai costruire il tuo stile personale.
L’emulazione del maestro: il secondo passo
Dopo aver consolidato le basi tecniche, è naturale che tu cominci a emulare il tuo maestro. Guardi al tuo Sensei come una stella polare e vuoi replicare le sue mosse, il suo stile, la sua presenza. Questo è un passaggio necessario perché consente di interiorizzare profondamente gli insegnamenti ricevuti. Tuttavia, è importante ricordare che le copie sono sempre un po’ sbiadite, e rimanere in questa fase troppo a lungo può essere limitante. Il vero obiettivo è andare oltre questa emulazione per trovare il tuo sentiero unico.
Il distacco e la ricerca del proprio karate
A un certo punto del tuo percorso, inizierai a mettere in discussione alcune tecniche, ad avere dubbi e a voler sperimentare. È qui che comincia la tua vera arte marziale. Inizierai a contaminarti con nuove esperienze, letture, esperimenti, e poco alla volta scoprirai come rendere il karate un’espressione unica di te stesso. Questo processo richiede coraggio e una base solida per evitare confusione e deviazioni inutili.
Analogie con l’arte
Per aiutarti a comprendere meglio questo concetto, immagina il parallelo con altre forme d’arte. Ad esempio, nella musica, le note sono solo sette, ma ogni artista le utilizza per creare qualcosa di unico. Puoi suonare lo stesso brano in mille modi diversi, ognuno esprimendo il tuo stato d’animo, la tua visione, il tuo stile. Il karate, in tal senso, non è diverso da altre forme artistiche. La tecnica è solo il punto di partenza, la tua interpretazione è ciò che lo rende unico e personale.
La sincerità nell’espressione del proprio karate
Una cosa fondamentale da ricordare quando inizi a praticare il tuo karate è la sincerità. Devi essere chiaro e onesto nel dire che quella è la tua versione, la tua interpretazione, e che non è la verità assoluta. Questo riconoscimento evita di cadere nella mitologia del maestro infallibile e promuove un approccio più aperto e critico. La consapevolezza di essere fallibili è ciò che ti permette di continuare a crescere e migliorare.
Il ruolo del maestro: accompagnare senza frenare
Uno degli aspetti più delicati nel percorso di trovare il proprio stile è il ruolo del maestro. In un mondo ideale, il maestro dovrebbe capire quando è il momento di lasciarti libero di esplorare. Purtroppo, non è sempre così. È facile per un maestro sentirsi gratificato vedendo i propri allievi come copie perfette di se stesso, ma un vero Sensei dovrebbe incoraggiare l’indipendenza e la maturità marziale dei propri allievi. Lasciati ispirare, ma non incatenare dall’insegnamento.
Intraprendi il tuo viaggio marziale
Praticare il proprio karate è un viaggio lungo, che richiede anni di studio, pazienza e introspezione. Ma la bellezza del karate sta proprio nella sua capacità di diventare una forma di espressione personale. Ricorda sempre di avere una base solida, di emulare con intelligenza, e di trovare il coraggio di distaccarti quando necessario.
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