Negli ultimi mesi ho notato un crescente interesse verso gli stili di Karate che spingono molto sul contatto pieno. Discipline come Kyokushinkai, Karate Combat e altre forme di combattimento che enfatizzano la durezza e l’efficacia stanno guadagnando terreno. Questo trend riflette una narrazione dilagante secondo cui l’efficacia e la resistenza sono gli unici parametri validi per giudicare un praticante di Karate. Ma è davvero così? È un argomento che mi preoccupa e oggi voglio esplorarlo insieme a te.
Il fascino del contatto pieno
Perché c’è questo ritorno agli stili di Karate più estremi? Parlavo proprio di questo con il mio amico Stefano dell’Uechi Ryu di Pesaro, che pratica uno stile basato sul condizionamento fisico. Quello che vediamo è una ricerca di efficacia e durezza che attira molte persone, soprattutto giovani e individui di mezza età. È importante chiedersi perché. Perché così tanti sentono il bisogno di dimostrare la loro forza attraverso il contatto fisico estremo?
Il marketing del Karate: una distorsione della realtà
Non c’è dubbio che una parte di questa tendenza sia alimentata dal marketing. Come diceva Funakoshi nel suo libro “Karate Do, il mio stile di vita”, il Karate non è solo dimostrazioni di forza o efficacia. Tuttavia, molte scuole e praticanti promuovono l’idea che colpire duro e resistere al dolore siano i veri indicatori del valore di un karateka. Questo tipo di narrazione distorce la vera essenza del Karate, che è molto più di una semplice dimostrazione di forza.
Le conseguenze sociali e psicologiche
L’aumento dell’interesse verso il Karate a contatto pieno può avere conseguenze sociali e psicologiche significative. Le persone che cercano questo tipo di allenamento spesso lo fanno per compensare insicurezze personali o per alimentare un’idea tossica di mascolinità. Questo approccio può portare a un comportamento aggressivo e a una falsa sensazione di invulnerabilità, che può essere pericolosa sia per il praticante che per chi lo circonda.
La mia esperienza personale
Mi ricordo di quando praticavo il Kesy Fighting Method, un’arte marziale conosciuta per il suo approccio estremo. Era un allenamento duro, fisicamente e psicologicamente pesante. Ogni sessione era una sfida, e questo mi ha insegnato molto su me stesso e sui miei limiti. Tuttavia, non credo che questo sia il miglior modo per tutti di avvicinarsi al Karate. È importante trovare un equilibrio e comprendere che il Karate dovrebbe essere una via per la crescita personale e non solo un mezzo per dimostrare forza e resistenza.
Riflettere sulle motivazioni
Prima di scegliere di praticare un Karate a contatto pieno, è fondamentale riflettere sulle proprie motivazioni. Chiediti perché vuoi fare questo tipo di allenamento e quali benefici speri di ottenere. È davvero necessario per la tua crescita personale? Oppure stai cercando di compensare altre insicurezze? Queste sono domande importanti da porsi per evitare di seguire una strada che potrebbe non essere adatta a te.
Conclusione: un invito alla riflessione
In conclusione, il ritorno del Karate a contatto pieno solleva molte domande su cosa significhi veramente praticare questa arte marziale. È importante non perdere di vista l’essenza del Karate, che è molto più di una semplice dimostrazione di forza. Ti invito a riflettere sulle tue motivazioni e a considerare se questo tipo di pratica sia veramente quello che cerchi. E ricorda, il Karate è un viaggio di crescita personale, non una semplice esibizione di forza.
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