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L’idea di partenza era quella di fare quattro chiacchiere tra amici e cercare di spiegare in modo semplice cos’è la specificità di allenamento.
Di far capire alle persone perché l’allenamento dà degli adattamenti specifici e perché deve essere il più possibile “fatto su misura”.
Invece ne è uscita una lectio brevis.
Perché Giovanni Sicari è così: è appassionato, è generoso, ama il suo lavoro e ogni volta che ne può parlare non si risparmia e non guarda l’orologio.
Il concetto di base è semplice: l’allenamento deve essere strutturato in modo specifico in base all’obbiettivo prescelto. e al soggetto che si allena.
Il problema è che spesso per raggiungere un obbiettivo bisogna lavorare per priorità. Così come non puoi cucinare un soufflé se non sei in grado di fare una frittata, allo stesso modo non puoi correre una maratona se prima non hai un buon Vo2Max.
Quindi se vuoi raggiungere un qualsiasi obbiettivo diventa essenziale capire qual’è il tuo punto di partenza , qual’è il tuo modello biologico e quali sono le tue peculiarità. Solo allora si potrà andare a strutturare un percorso che ti permetterà, attraverso tutte le tappe necessarie, di partire dal punto A e arrivare al punto Z.
Questa è forse la fase più importante e delicata perché spesso ci si dimentica che ognuno di noi è un soggetto unico e irripetibile e che, proprio a causa di questa nostra unicità, non tutto funziona con tutti.
Magari io per arrivare dal punto A al punto Z devo passare da tutte le lettere e invece tu, a causa della tua genetica e della tua storia personale, devi fare solo A, G e Z.
L’esempio che ti ho appena fatto dovrebbe farti capire facilmente come, l’allenamento efficace, si basi su analisi e prescrizione e che quindi, al contrario di come si è abituati a vederlo, faccia a tutti gli effetti parte delle scienze biomediche.
Il 99% dei programmi di allenamento non funzionano o non dà risultati, portando le persone ad abbandonare la palestra, perché non viene usato il principio di specificità. Ciò avviene sia nell’ambito del fitness che nell’ambito dello sport amatoriale e, solitamente, avviene per 3 motivi:
- Mancanza di conoscenza da parte dell’allenatore,
- Mancanza di voglia nell’eseguire i test (sia da parte di chi si allena che da parte di chi allena)
- Scontro frontale con il modello idealizzato che i social propongono (mi vado ad allenare per diventare come quella/o)
Come si fa a rendere l’allenamento specifico (e a diventare una macchina da guerra)?
Nell’ambito del fitness c’è solo un modo: misurare, analizzare e prescrivere.
Se non vengono fatte delle misurazioni è impossibile personalizzare un allenamento e renderlo specifico per il soggetto in base a chi è e a quali sono i suoi obbiettivi.
Nell’ambito di uno sport a questa analisi andrebbe poi affiancata l’analisi del modello prestativo ovvero delle caratteristiche specifiche di quello sport, così da poter strutturare i vari cicli di allenamento (generali, speciali e specifici) in base alle caratteristiche del soggetto e dello sport.
Eh, ma in gruppo non si può fare!
Mezza verità. In gruppo ovviamente si deve dare un colpo al cerchio e uno alla botte, ma testando tutti gli appartenenti al gruppo si può strutturare un programma bastato sulla media dei risultati del gruppo. Non sarà personalizzato al 100% ma, come si dice, piuttosto che niente, è meglio piuttosto.
Certo è una cosa che richiede competenze e tempo e per tanto nessuno lo fa (tranne me, ovviamente 😉)
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