Cosa significa “vincere senza combattere” nel karate?

“Non ho imparato la via per vincere gli altri, ma per vincere me stesso”.

Questa citazione di Yamamoto Tsunemoto, che ho scelto per aprire questa puntata del podcast, contiene l’essenza di ciò che è davvero il karate. Non si tratta di sopraffare gli altri, di dimostrare la propria forza fisica o di dominare su un tatami. Si tratta di qualcosa di molto più profondo: imparare a dominare se stessi. È su questo concetto che voglio portarti a riflettere oggi: vincere senza combattere.

Questo principio è il cuore del Budo, la via del guerriero, e rappresenta uno dei fondamenti del karate tradizionale. Ma cosa significa, in pratica, e come possiamo applicarlo nel nostro percorso di crescita come karateka e come persone? Lascia che ti accompagni in questa riflessione.

Cosa significa vincere senza combattere?

Quando pensiamo al karate, spesso l’immagine che ci viene in mente è quella di combattimenti, calci, pugni e parate. Ma il karate è molto più di questo. Vincere senza combattere significa avere la capacità di evitare lo scontro, di non cadere nelle provocazioni e, soprattutto, di non farci sopraffare dal nostro ego.

Ma come si applica questo principio nella vita quotidiana? Pensa a quante volte ti sei trovato in situazioni dove il tuo orgoglio o il desiderio di dimostrare qualcosa ti hanno spinto a reagire, a rispondere a un insulto o a una provocazione. Spesso, la vera forza non sta nel reagire, ma nel sapere quando non farlo.

Se un tizio in un bar ti provoca, cedere e iniziare una rissa non ti rende forte. Al contrario, dimostra debolezza, perché significa che hai bisogno di confermare il tuo valore agli occhi degli altri. La vera vittoria è dentro di te, nella tua consapevolezza, nella tua capacità di controllare l’ego e di non lasciarti trascinare in combattimenti inutili.

Il significato profondo del Budo

Per comprendere meglio questo principio, dobbiamo fare un passo indietro e analizzare cosa significa Budo. Budo è una parola giapponese composta da due ideogrammi: “bu”, che significa lancia, e “do”, che indica la via. Quindi, letteralmente, Budo potrebbe essere tradotto come la via per fermare la lancia, ovvero la via della guerra attraverso la pace. Questo è un concetto centrale nel karate tradizionale.

Il karate non è solo una disciplina fisica, è una via di crescita personale. E la crescita personale passa attraverso il controllo di sé, non solo nel combattimento fisico, ma soprattutto nel controllo delle emozioni e delle reazioni. Vincere senza combattere significa avere la saggezza e la forza interiore di fermare la violenza prima che si manifesti.

L’importanza di non cedere alle provocazioni

Purtroppo, viviamo in un mondo in cui siamo costantemente spinti a competere, a dimostrare chi siamo e cosa valiamo. E questo, a volte, ci porta a fraintendere lo scopo del karate. Il karate non è uno strumento per dimostrare la nostra forza agli altri, ma per conoscerla dentro di noi.

Quando qualcuno ti insulta o ti provoca, la tua reazione è il vero test. Se rispondi, se cedi all’ego e alla rabbia, stai in realtà perdendo contro te stesso. La vera forza è non reagire, lasciare che le provocazioni scivolino via, consapevoli del proprio valore interiore.

Un bellissimo esempio viene dal film “Hollywood Party” con Peter Sellers, dove il protagonista, un attore indiano, si trova a dover rispondere a un produttore arrogante. Quando gli viene chiesto “Ma chi si crede di essere?”, lui risponde: “In India, noi non crediamo di essere, noi sappiamo di essere.” Questo è il punto: quando conosci veramente te stesso, non hai bisogno di dimostrare nulla a nessuno.

Quando è necessario combattere?

Ovviamente, ci sono situazioni in cui combattere è necessario, come quando dobbiamo difendere noi stessi o gli altri da una minaccia reale. Ma queste situazioni sono rare. La maggior parte dei combattimenti, fisici o verbali, sono inutili e possono essere evitati. Quando combatti per ego, per dimostrare qualcosa, anche se vinci, in realtà hai perso.

Nel karate, la regola è chiara: il karate non attacca mai per primo. Il combattimento deve essere l’ultima risorsa, utilizzato solo quando non c’è altra scelta. E anche in quel caso, l’obiettivo non è prevalere sull’altro, ma difendere la propria integrità.

La tentazione del kumite sportivo

Il kumite sportivo, cioè il combattimento inteso come competizione, è una parte importante della pratica per molti karateka. Ma, come diceva il maestro Funakoshi, non deve diventare il fine ultimo. Il rischio è che il karateka si lasci trascinare in una spirale di competizione e ego, perdendo di vista la vera essenza del karate.

Non sto dicendo che il kumite sportivo sia sbagliato in sé, anzi, può essere un’ottima palestra per mettersi alla prova. Ma deve essere praticato con consapevolezza, senza mai dimenticare che la vera battaglia è quella contro noi stessi, non contro l’avversario.

Riflessioni finali: la vera forza è dentro di noi

Il principio del vincere senza combattere è uno dei più belli e profondi del karate. Ci insegna che la vera vittoria non sta nel prevalere sugli altri, ma nel conoscere e dominare noi stessi. Non è facile, e nessuno di noi è perfetto. Anche io, ogni tanto, cado nella trappola dell’ego, reagendo a provocazioni o cercando conferme esterne. Ma è proprio in questi momenti che dobbiamo ricordarci della vera essenza del karate: non siamo qui per dimostrare nulla a nessuno, ma per crescere e migliorarci ogni giorno.

Quindi, caro pirata del karate, ti invito a riflettere su questo principio. La prossima volta che ti senti provocato, fermati un attimo e chiediti: “Sto reagendo per difendere me stesso o per alimentare il mio ego?” Se impari a dominare questa sottile differenza, scoprirai che la vera vittoria è già tua, senza nemmeno dover alzare un pugno.

E tu? Cosa ne pensi di questo principio? Raccontami la tua esperienza e unisciti alla nostra comunità su Telegram per discuterne insieme. Ti aspetto.

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Eugenio

Dal 2009 Eugenio Credidio contrabbanda karate autentico ad Alessandria e nel web e insegna a riconoscere, prevenire e combattere la violenza. Oltre al sui dojo di Alessandria gestisce il canale YouTube di karate tradizionale più seguito d'Italia. Ha ideato il metodo di autodifesa Urban Budo che è stato riconosciuto dal CONI nel 2019. Nel 2013 ha pubblicato assieme al Maestro Balzarro, "On the road" per la OM edizioni e, nel 2020, "Passeggiando per la Via - Storia, riti e gesti del karate".

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