Philippe Daverio, nel suo libro “Il museo immaginato”, descrive come si dovrebbe guardare un’opera d’arte visiva: fermarsi davanti al quadro e osservarlo a lungo, da vicino, per cogliere i dettagli, le pennellate, la struttura nascosta dell’opera. Lo stesso vale per il karate. Da lontano, qualcuno potrebbe vedere solo un insieme di movimenti, una tecnica eseguita in modo fluido e preciso. Ma se ti avvicini, se resti a osservare e a praticare, inizi a cogliere i dettagli nascosti, i movimenti microscopici che fanno la differenza, il lavoro interno che costruisce il tutto.
Quando pratichi karate, è come se guardassi un’opera d’arte da vicino: noti le pennellate nascoste, percepisci l’equilibrio sottile tra tensione e rilassamento, la precisione del movimento che solo con la pratica costante può emergere. E proprio come un’opera d’arte, non puoi affrettare il processo. Ci vuole tempo per apprezzare tutto.
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Il valore della lentezza: il karate non si apprende di fretta
E qui entriamo nel cuore del messaggio di oggi: viviamo in un mondo che sembra ossessionato dalla velocità. Libri su come leggere più velocemente, corsi per apprendere in fretta nuove competenze, tutto in nome della produttività. Ma nel karate – così come nell’arte – questa mentalità non funziona. Non puoi imparare a padroneggiare un’arte in fretta. Non puoi assaporare davvero un piatto se lo mangi di corsa, né puoi cogliere tutte le sfumature di una melodia se la ascolti distrattamente.
Per diventare davvero bravi nel karate, serve tempo. Non è possibile scavalcare le tappe. Ogni posizione, ogni tecnica va praticata con calma, sentita, vissuta, affinché tu possa interiorizzarla. Nel mio dojo, per esempio, gli esami si fanno una volta l’anno, perché il tempo è essenziale per capire davvero cosa stai imparando. Non ci sono scorciatoie: restare nelle tecniche, nelle posizioni, persino nelle cinture, è fondamentale. Solo restando lì, puoi comprendere il vero significato di ciò che stai facendo.
Restare nella fatica
Il karate, oltre a insegnarti le tecniche, ti insegna a restare. Ma cosa significa, esattamente, “restare”? Significa affrontare la fatica. E non parlo di una sofferenza estrema o violenta, ma di quella fatica costante che provi quando ripeti un movimento fino a che il corpo non inizia a dolere. Quando le gambe bruciano, le spalle diventano pesanti, quando la noia della ripetizione ti assale, è lì che impari la lezione più grande: restare anche quando tutto il tuo corpo ti dice di smettere.
Restare significa non scappare. Quando pratichi una tecnica per ore, giorni, mesi, alla fine diventi capace di superare non solo la fatica fisica, ma anche quella mentale. Diventi capace di affrontare le difficoltà che la vita ti mette davanti. Quando lo tsunami arriva, quando ti senti sopraffatto dalle sfide, tu hai già imparato a restare. Hai imparato a guardare la difficoltà negli occhi e a non fuggire.
Il karate come strumento per affrontare la vita
Questa è una delle lezioni più preziose che il karate può insegnare: la capacità di affrontare la fatica e la sofferenza, non solo nel dojo, ma nella vita di tutti i giorni. La pratica costante ti allena ad affrontare le sfide con coraggio, senza paura. Impari a rimanere nella posizione, a resistere alla tentazione di arrenderti, anche quando una tecnica non viene come vorresti, anche quando i progressi sembrano lenti.
E non si tratta solo di resistenza fisica. Il karate ti allena a gestire la frustrazione, la stanchezza mentale, la sensazione di fallimento. Quando ripeti una tecnica che sembra non venire mai, impari a non mollare, a persistere fino a che, un giorno, quella tecnica finalmente funziona. E quella sensazione di conquista, di aver superato un ostacolo, è impagabile.
Il potere della lentezza e della pazienza
Il karate ci insegna che la fretta è nemica della vera comprensione. Non esiste una via rapida per diventare un maestro. Ogni passo deve essere fatto con calma, con consapevolezza. Il concetto giapponese di kaizen, che significa miglioramento continuo attraverso piccoli passi, è perfettamente applicabile al karate. Ogni allenamento è un piccolo passo avanti, ogni movimento ripetuto è una piccola vittoria. E per fare davvero progressi, devi imparare a fermarti, a osservare e a praticare lentamente, con attenzione.
Fermati, osserva, pratica
Se c’è una cosa che voglio che tu porti a casa da questa puntata è questa: non avere fretta. Il karate, come ogni arte, richiede tempo. Richiede la pazienza di restare nelle posizioni, di affrontare la fatica e la sofferenza, di ripetere ancora e ancora fino a che non inizi a vedere la bellezza nascosta dietro ogni tecnica.
Quindi, la prossima volta che ti trovi a praticare, ricordati di fermarti e respirare. Non correre, non cercare scorciatoie. Restare nelle tecniche, affrontare la fatica, ti porterà più lontano di quanto tu possa immaginare. E se hai voglia di condividere le tue riflessioni, sai cosa fare: vai sul nostro gruppo Telegram dei Pirati del Karate e fammi sapere cosa ne pensi.
Ti aspetto la prossima settimana per la nostra solita birra del venerdì sera, dove continueremo a parlare di karate, di arte e di vita. Buona pratica e buon weekend.
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