Il maestro. Quella figura epica che, fin da quando abbiamo indossato la nostra prima cintura bianca, abbiamo guardato con ammirazione. È il simbolo di esperienza, saggezza, disciplina. Ma cosa succede quando abbattiamo il mito e smontiamo questa figura per quello che è? Ti prometto che non sarà una delusione, anzi, potresti scoprire che dietro l’aura mistica si nasconde qualcosa di ancora più prezioso: l’umanità. Oggi, parliamo di questo. Parliamo di come il vero maestro, più che un’entità intoccabile, sia una persona come te e me. E che forse, smettere di idealizzarlo ti farà crescere come praticante di karate e come persona.
Chi è davvero il sensei?
Il termine “sensei” in giapponese significa “nato prima”. Già questo dovrebbe farci riflettere. Non è una definizione mitologica, non è un ruolo dettato da una forza superiore, ma semplicemente qualcuno che è “nato prima di te”, cioè che ha più esperienza. Eppure, da noi, la parola “maestro” ha assunto contorni quasi mistici, trasformando il sensei in un simbolo di potere, autorità e, in certi casi, superiorità morale. Ma è davvero questo che significa essere un maestro?
Personalmente, trovo che l’essenza di essere un maestro non stia nel titolo, né nell’aura che gli viene attribuita. Essere un maestro significa, prima di tutto, essere un insegnante. E, per me, un insegnante è qualcuno che lascia un segno. Qualcuno che non si limita a trasmettere informazioni, ma che ti guida attraverso l’esperienza, che ti ispira con l’esempio, che ti sfida a diventare migliore. E, per fare questo, non serve un titolo onorifico. Serve autenticità.
Rispetto e autenticità: il vero valore del maestro
Quante volte hai visto qualcuno inchinarsi davanti al maestro e chiamarlo “sensei”, come se quel solo gesto dimostrasse rispetto? Ma il vero rispetto non si guadagna con un titolo o con una parola. Il rispetto, quello reale, si dimostra con l’azione, con l’impegno, con la dedizione che metti nell’allenamento. Quando vedo i miei allievi praticare con serietà, dare il massimo, quello per me è il rispetto più grande che possono dimostrarmi.
Nel mio dojo, preferisco che mi chiamino Eugenio. Non ho bisogno del “sensei” per sapere che c’è rispetto tra di noi. Lo vedo in come si allenano, in come si pongono l’uno verso l’altro, e questo è tutto ciò che conta. Il rispetto non deve essere forzato, non deve dipendere da titoli o etichette. Ecco perché dico ai miei ragazzi: non è chiamandomi maestro che dimostrate di rispettarmi, ma è nel vostro impegno, nel modo in cui fate vostro ciò che vi insegno.
Il maestro non è infallibile
C’è un grande errore che facciamo spesso: idealizziamo il maestro come una figura senza difetti, senza errori. Ma ti svelo una verità: il maestro sbaglia, proprio come te. È umano, fallibile, a volte incerto. E sai una cosa? È proprio questa fallibilità che lo rende ancora più prezioso. Vedere il maestro come un essere umano, piuttosto che come una figura mitica, ti permette di avvicinarti a lui e imparare in modo più profondo.
Riconoscere che il tuo sensei ha limiti e difetti ti aiuta a capire che anche tu, con i tuoi errori e le tue imperfezioni, sei sulla strada giusta. Non c’è perfezione nel karate, come non c’è nella vita. Il vero insegnamento del maestro è mostrarti come affrontare gli errori, come migliorare e come rialzarti quando cadi. Questo è il vero senso della pratica, e questo è ciò che distingue un buon maestro da uno grande.
Il maestro come guida, non come autorità
Essere un maestro non significa imporre regole o dispensare verità assolute. Significa guidare, accompagnare, indicare la strada, ma lasciando che tu sia libero di fare il tuo percorso. Il maestro ideale non è colui che ti tiene per mano in ogni passo, ma colui che ti insegna a camminare da solo, a cadere e rialzarti. È colui che ti spinge a fare domande, a metterti in discussione, a trovare le tue risposte.
C’è un grande valore nell’umiltà del maestro. Mostrare agli allievi che anche lui è vulnerabile, che anche lui ha i suoi difetti, è forse la lezione più importante che possa offrire. Perché alla fine, tutti noi siamo in cammino. Non ci sono verità assolute, solo esperienze da condividere e strade da esplorare.
Il karate migliora quando smonti il mito del maestro
Quando ti rendi conto che il maestro è umano, qualcosa cambia profondamente. Il tuo karate migliora. Non lo guardi più con quella distanza reverenziale, ma con occhi nuovi, pieni di comprensione e rispetto autentico. Inizi a capire che il vero maestro è quello che ti ispira con il suo esempio, con la sua dedizione, non con la sua presunta perfezione.
E se scopri che il tuo maestro non è in grado di accettare questa umanità, forse è il momento di chiederti se è davvero la guida giusta per te. Ma se accetta questa nuova dinamica, se è disposto a mostrarsi per ciò che è realmente, scoprirai che il tuo rapporto con lui diventerà più autentico, più profondo.
Una domanda:
Ora ti chiedo: come vedi il tuo maestro? È una figura idealizzata che hai messo su un piedistallo, o riesci a vederlo per ciò che è davvero? Ti invito a riflettere su questo e a confrontarti con noi nella nostra community su Telegram.
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